Se guadagni 1500€ di stipendio di spetta una pensione dignitosa
Calcolando la pensione di vecchiaia per chi guadagna 1500€ mensili avrai come risultato questa entrata mensile che non è assolutamente male.
Come tutti sappiamo la pensione di vecchiaia è ovviamente un importo minore (a volte anche di molto) dello stipendio mensile. Non tutti hanno la certezza purtroppo di ricevere una pensione che valga sino a fine mese.
Alcuni però più di altri possono avere una buona pensione, soprattutto appunto se già hanno un buon stipendio di entrata.
Facciamo un esempio ora: se un contribuente percepisce 1500€ mensili, quanto guadagnerà di pensione?
La pensione di un contribuente da 1500€ mensili: ecco come si calcola
Partiamo calcolando la pensione con sistema misto in due tipologie: sistema retributivo e quello contributivo.
Dunque valutiamo la pensione dell’individuo calcolando un pagamento di 14 anni fino al 1996 e di altri 26 anni fino ad oggi.
Nella quota del calcolo retributivo, bisogna tener presente il 2% di aliquota riguardante ogni anno di lavoro. Si calcola così il 28% dei 14 anni di lavoro e si ottengono 7840 euro.
Nella quota del calcolo contributivo invece, bisogna tener conto del 33% della sua retribuzione. Quindi, il 33% di 28000, è 9240 che andranno a moltiplicarsi ai 26 anni d contributi, ed il risultato sarà 240.240 euro.
Calcolando dunque un dipendente che ha 67 anni e che ha versato circa 30 anni di contributi, calcoleremo versamenti di 10 e 20 anni per un totale di 28000 euro lordi.
Calcolando poi i diversi contributi versati, la prima pensione varrà 5600€ lordi mentre la seconda 10.302.60€ lordi.
Quindi, ci troveremo dinanzi una cifra lorda da 15.902,60 euro, che divisa per 13 mesi di lavoro, porta 1223 euro lordi, ovvero 950 euro netti mensili.
Aumenti pensionistici nel nuovo anno: ecco cosa succederà
Da gennaio 2023 si prospettano aumenti “record” degli assegni. Si stima che per una pensione da 4mila euro al mese, si avrà un aumento di 150 euro netti, per una da mille euro l’aumento previsto sarà di 52 euro netti, mentre per una pensione al minimo ci sarà un incremento di 38 euro netti.
Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia, ha infatti firmato un decreto ministeriale con il quale gli assegni verranno indicizzati all’andamento dell’inflazione 2022.
Tale rivalutazione, tecnicamente, prende il nome di perequazione, ovvero una volta ogni anno, gli importi di tutte le pensioni vengono rivalutati. In questo modo si cerca di adeguare la pensione al costo della vita al fine di proteggere dall’inflazione il potere d’acquisto di queste categorie.