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Negozi fantasma: chi chiude l’attività per poi riaprirla, andrà incontro a una sanzione

Decreto antievasione per i negozi che chiudono e riaprono
finanzamoney.it

Il fenomeno delle attività che evadono le tasse con “l’apri e chiudi”, ha i minuti contati. 50 mila euro per riaprire la P.IVA 

La Legge in materia di attività e aziende, spesso e volentieri presenta delle lacune. Il nuovo minimarket nelle strade del centro ha già abbassato le serrande, per poi riaprirle dopo un mese, con un nome diverso. Anche questa volta non si tratta di fallimento, bensì di vera e propria evasione fiscale. 

Questa pratica, infatti, ormai nota a tutti, si è dilagata non solo ad un contesto commerciale di piccole realtà, ma è diventato un vero e proprio fenomeno anche nei ristorantiagenzie di viaggio e alberghi. Questa situazione fuori controllo è diventata motivo di una revisione della Legge Di Bilancio sulla norma antievasione. 

Venezia 2019 – La Guardia di finanza ha indagato su 850 aziende fantasma: un giro d’affari di 30 milioni di euro di attività, che una volta chiuso il negozio, anche i proprietari dello stesso sparivano nel nulla. L’Agenzia delle entrate, in questo modo, non riusciva ad eseguire alcun controllo fiscale su coloro che con la loro società o ditta individuale, non avevano versato alcun contributo o tassa durante tutta la durata di attività. 

Ragion per cui, nella Legge di Bilancio sono stati introdotti due articoli (36,37), che nel 2023 metteranno un freno a questi comportamenti. In questo modo, aprire e chiudere un’attività scampando ai costi obbligatori, non sarà più così semplice. 

Legge di Bilancio: La norma antievasione delle attività 

Il meccanismo che si innesca nell’aprire e chiudere l’attività non assolvendo agli obblighi fiscali che ne consegue, rappresenta per la legge un vero e proprio reato di frode; 

Decreto antievasione per i negozi che chiudono e riaprono
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Motivo per cui è stata introdotta una norma dal Governo che prevede l’intensificazione dei controlli preventivi da parte dell’Agenzia delle Entrate, seguite da multe di 3 mila euro per eventuali evasori e 50 mila euro per coloro che riaprono la P.IVA nonostante l’evasione. La responsabilità di dolo o colpa grave spetta anche per gli intermediari, ossia coloro che hanno trasmesso la dichiarazione inizio attività (sono compresi i commercialisti). 

Per concretizzare l’attività, gli imprenditori dovranno presentare la prova dell’esercizio effettivo, che si tratti di impresa o di attività lavorativa autonoma. Sarà necessaria anche una certificazione “dell’assenza dei rischi individuati”. La posizione Iva sarà cancellata d’ufficio nel caso in cui la posizione risulti diversa da quella dichiarata. Sarà inviata una multa di 3 mila euro al proprietario dell’attività. Tale somma andrà divisa con il suo intermediario. Quest’ultimo pagherà, a meno che non sia in grado di giustificare che non era a conoscenza di tale reato da parte del proprio cliente.