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Allarme influenza aviaria: rischio pandemia, è passata ai mammiferi! I dettagli

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Nuovamente è allarme per l’influenza aviaria. I casi sono in aumento e adesso è passata ai mammiferi. L’infettivologo allerta: “bisogna avere un piano di sorveglianza”. Ecco tutti i dettagli.

 

L’influenza aviaria torna ad allarmare la comunità scientifica. È passata ai mammiferi che se la tramettono tra loro. Fino ad ora sono stati registrati circa 200 casi tra lontre, visoni e anche altri animali. Solo in Italia ci sono stati circa 30 focolai di animali infetti tra gli uccelli.

La prima epidemia da influenza aviaria ha avuto il suo picco, come si può ricordare, già nel 2003 mietendo circa 456 vittime, secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità.

Secondo il medico chirurgo infettivologo e gastroenterologo Massimo Puoti, tale influenza ha iniziato nuovamente a creare allarmismo perché “la novità è il passaggio del virus a mammiferi che riescono a trasmettersi il virus fra loro, quando solitamente rimaneva confinato all’esemplare contagiato”.

Anche secondo Walter Ricciardi, professore della Cattolica del Sacro Cuore ha dichiarato che non è da escludersi una nuova pandemia, soprattutto considerando fattori come la crisi ambientale, il troppo intervento dell’uomo sull’ambiente e i contatti con gli animali e, infine, il sovraffollamento globale.

Influenza aviaria: i rischi

Al momento però, sempre secondo l’infettivologo, non c’è bisogno di preoccuparsi ma bisogna certamente preparare degli adeguati piani di sorveglianza per cercare di prevenire la possibile futura epidemia.

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Secondo quanto comunicato dal Ministero della Salute, in Italia ci sono circa trenta focolai attivi soprattutto in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. L’influenza aviaria è una malattia simile alla classica influenza, ma è molto più infettiva e può portare rapidamente alla morte. Ai mammiferi il virus si può trasmettere molto facilmente, per quanto comunicato dall’Istituto superiore di sanità, tramite macchine, mangimi, gabbie e addirittura tramite gli indumenti degli operatori.

L’infettivologo Puoti ha dichiarato che al momento tutti gli allevamenti sono sottoposti a stretta osservazione, in modo tale da cercare di prevenire e nel frattempo sviluppare dei farmaci per eventuali terapie e vaccini efficaci. Importante, quindi, sarà monitorare attentamente i cambiamenti dell’virus, in quanto si è mostrato essere un virus altamente instabile e con una capacità di mutare molto velocemente. Per quanto riguarda i sintomi, come abbiamo detto, sono quelli di una brutta influenza: febbre alta, tosse e in alcuni casi dispnea e l’incubazione del virus può andare dal 2 ai 17 giorni.