Italiani al risparmio: scatta l’era del deconsumismo

Dalla moda all’elettronica, dai viaggi al cibo: la nuova tendenza premia semplicità, riuso e acquisti più responsabili.
Il deconsumismo non è più solo una parola d’ordine per pochi: in Italia sta diventando una realtà concreta. Di fronte all’aumento dei prezzi, del costo dell’energia e dell’incertezza economica, sempre più persone scelgono di rivisitare le proprie abitudini di spesa, puntando su prodotti durevoli, riducendo gli sprechi e privilegiando il riuso.
Quali settori cambiano e come
Nel campo della moda, aumenta l’interesse per il seconde mano e per le “capsule wardrobe” — armadi ridotti all’essenziale. Quanto all’elettronica, si preferisce riparare anziché sostituire, e l’acquisto di dispositivi ricondizionati registra un’impennata. Anche il settore food è coinvolto: meno spreco, più prodotti locali, stagionali e a km 0. Infine, nei viaggi, si sceglie sempre più staycation, vacanze brevi vicino casa, e momenti di relax meno costosi ma più autentici.

Meno acquisti, più valori
Le motivazioni che spingono verso il deconsumismo includono non solo il risparmio, ma anche la consapevolezza ambientale. Ridurre i consumi non significa rinunciare al benessere, ma rivalutarlo: meno stress da acquisto compulsivo, più tempo libero, più sostenibilità. C’è chi rinuncia a motivi superflui per investirli in esperienze condivise, in musica, arte o nel recupero delle proprie passioni.
Il deconsumismo è diventato anche una leva politica e sociale: associazioni e istituzioni ne parlano sempre più, chiedendo misure che incentivino il riciclo, la riparazione, la circolarità, la trasparenza nei prezzi, e tassazioni che favoriscano prodotti ecocompatibili.
L’era del “possedere meno, vivere di più” è qui: non solo per esigenza economica, ma per scelta etica. Cambiano gli acquisti, mutano le priorità — e in questo cambiamento risiede una possibilità di crescita civile comune.