Tonno all’olio d’oliva: la notizia che sconvolge tutti
La crisi che sta investendo il settore conserviero ittico è senza precedenti, e il tonno ha subito un duro colpo.
Con i costi di produzione alle stelle, non tutti riescono a mantenere aperta la propria azienda. Chi ce la fa sta mangiando tutti i risparmi accantonati.
Ma vediamo in dettaglio quali sono le dichiarazioni dell’ANCIT, e se il pericolo di non trovare più tonno sullo scaffale del supermercato è fondato oppure si tratta soltanto di un’ipotesi irreale.
Le difficoltà dei produttori di tonno in scatola
Purtroppo, i fattori che recano forte disagio economico alle aziende del settore conserviero ittico sono gli stessi che oggigiorno rendono difficile la vita di tutti i cittadini italiani. L’aumento esponenziale dei prezzi di energia elettrica, come quello del gas e dell’inflazione, hanno provocato anche la crisi dello scatolame, in particolare quella del tonno sott’olio.
L’annuncio dell’associazione nazionale conservieri ittici, la cosiddetta ANCIT, ci dice che nel futuro i problemi andranno via via crescendo.
I rincari energetici pesano, e si è registrato un aumento dei costi relativi all’attività produttiva pari al 300%, e questo è avvenuto soltanto durante l’anno in corso.
Tutto ciò ha influito negativamente sul costo delle materie prime, dall’olio al pesce, fino al materiale di imballaggio che ha registrato un aumento del 50%.
La crisi non è reversibile
Simone Legnani, che ricopre la carica di presidente ANCIT, dice che stando così le cose arriveremo a un livello di crisi che non potrà risolversi in nessun modo.
Il governo viene chiamato a intervenire direttamente, perché la situazione non lascia altra via se non quella di chiudere.
L’ANCIT, che fa da portavoce per il settore conserviero ittico, illustra il disagio della filiera produttiva. I continui rialzi in bolletta hanno provocato un andamento insostenibile del costo delle materie prime, così come quello dell’olio e del packaging.
A questo si aggiunge la siccità, che ha permesso di raccogliere un quantitativo di olive molto basso. Ad una disponibilità inferiore di olio d’oliva corrisponde quindi l’aumento del suo prezzo, che al momento ha registrato un incremento del 31% sull’olio d’oliva e del 19% per l’extravergine d’oliva.
Rispetto a un anno fa si registrano problemi anche in merito alla fornitura di olio di semi di girasole. Questo aspetto è dovuto al fatto che l’Ucraina era il principale esportatore al mondo dell’olio di girasole, e adesso ci ritroviamo con l’aumento del suo prezzo, dovuto alla sua mancanza, pari al 41,6%.
Il rischio di non trovare più tonno all’olio d’oliva sullo scaffale
Se finora le aziende sono riuscite ad assorbire i rincari usando i propri risparmi, con la progressiva erosione degli accantonamenti in bilancio, i produttori potrebbero trovarsi in difficoltà.
Se non corriamo ai ripari, avverte L’ANCIT, diventerà difficile persino trovare le materie prime.
Alcuni produttori hanno chiuso perché non riuscivano più a guadagnare dalla propria attività, e altre imprese hanno deciso di diminuire la produzione.
Lo scenario che si prospetta è nefasto: i ricavi non basteranno a coprire i costi.
Di fronte a questa situazione, c’è chi si chiede come mai non siano stati presi provvedimenti prima, anche perché i segnali della crisi sono presenti da diversi mesi.