Tetto al contante alzato: grande giovamento per lo Stato o per il cittadino?
Nel caso in cui un individuo voglia effettuare un pagamento di 5000 euro direttamente in contanti, ora può farlo: il nuovo provvedimento
Per quanto non sia una cosa comune a tutti, certe persone preferiscono pagare i propri beni in contanti, anche quelli di una cifra abbastanza consistente. Motivo per cui questo è stato un tema tanto discusso sia dagli italiani che dal Governo stesso, l’aumento del tetto in contanti.
Proprio per questo è stato deciso di far salire da 2.000 a 5.000 euro il tetto all’uso del contante. Infatti, questo sarebbe stato approvato dal Consiglio dei ministri nel dl aiuti quater. La norma in questione sarebbe contenuta nell’articolo 6, quello che prevede le Misure urgenti in materia di mezzi di pagamento.
1° gennaio 2023 sarebbe la data ufficiale dell’entrata in vigore. Questo sarà possibile solo grazie all’intervento tempestivo del Governo che ha provveduto entro fine anno. Nel caso in cui non lo avesse fatto, il tetto massimo sarebbe sceso a mille del limite massimo dei pagamenti in contanti, a quel punto sarebbe stato possibile pagare beni e servizi fino a quel determinato importo. Il tema è stato appunto tanto discusso in seguito ad una precedente proposta fatta dalla Lega di alzare il tetto massimo fino a 10mila euro. Richiesta decisamente eccessiva, considerato anche il fatto che il tetto in contanti attuale è di 2mila euro ed il Governo continua a lottare per i pagamenti tracciati. Motivo per cui questa richiesta è stata subito ridimensionata da Fratelli d’Italia.
Ma attenzione, questo non significa che l’alzamento del tetto al contante è un male. Nel 2010 per esempio, in cui c’è stata la soglia del tetto al contante più alta (5mila euro) è stato calcolato il livello più basso di evasione fiscale mai registrato in Italia negli ultimi 10 anni, per un complessivo di 83 miliardi di euro. Invece, il livello più alto di evasione fiscale è stato registrato nel periodo tra il 2012 e il 2014. In quel periodo la soglia massima è stata abbassata a 1.000 euro e ha registrato picchi di oltre 109 miliardi. Una coincidenza? questa è la statistica ricavata da un’analisi del Centro studi di Unimpresa.
Tetto al contante: l’abbassamento dell’evasione fiscale
Come abbiamo detto, l’alzamento del tetto al contante non porterebbe un incremento dell’evasione fiscale bensì il contrario. Secondo l’analisi condotta dal Centro studi di Unimpresa, non è ancora chiara la correlazione tra l’andamento dell’evasione fiscale e il cambiamento negli anni del tetto al contante. La questione non sembra di certo una banale coincidenza.
La soglia del pagamento in contanti negli anni 2020/2019 è stata soggetto di molteplici modifiche, ma nel 2010 si è registrato il livello più basso di evasione fiscale, ma è stato anche l’anno in cui il tetto al contante ha raggiunto i livelli massimi mai visti di 5.000 euro. Nel 2011, il tetto al contante è stato abbassato a 2.000 euro e l’evasione fiscale è salita a 104,8 miliardi di euro, registrando un incremento di oltre 21 miliardi rispetto all’anno precedente.
Non valutando la correlazione fra tetto ed evasione, il Governo abbassò la soglia del tetto ulteriormente. Passò dagli attuali 2mila a 1000 euro. Questo non fece altro che peggiorare la situazione, infatti nel 2012 l’evasione fiscale è salita a 107,5 miliardi, nel 2013 ancora a 109,7 miliardi, nel 2014 era a 109,2 miliardi, nel 2015 a 106,1 miliardi. Motivo per cui nel 2016 il tetto al contante fu di nuovo alzato a 3mila euro, ma l’evasione rimase stabile a 106,6 miliardi.
Riassunto: Nel 2017, il totale del denaro sottratto all’Erario era a 107,3 miliardi, nel 2018 a 102,3 miliardi. Solamente nel 2019 si è registrata una riduzione significativa che ha raggiunto i 99,2 miliardi. Sempre secondo lo studio di Unimpresa, questa diminuzione non è di certo dovuta dall’aumento del tetto in contanti che da 1.000 è passato a 3.000. Ma i dati iniziali parlano chiaro e per questo la decisione dell’innalzamento del tetto al contante.