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Licenziamento, TFR e NASpI: cosa mi spetta se lascio il posto di lavoro

Quali indennità spettano al dipendente che si licenzia: NASpi, TFR
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Cosa spetta economicamente per legge ad un dipendente che lascia il proprio posto di lavoro? Dipende dalla causa

Lasciare il proprio lavoro è sempre una scelta difficile. Oltre all’uscita dalla propria zona comfort, prevede una certa preoccupazione economica di chi prende questa scelta. Tuttavia, la vita avvolte, ci mette davanti a delle scelte e spesso, lasciare il lavoro è l’unica soluzione o la scelta migliore che possiamo fare. Per fortuna a livello economico, il lavoratore dipendente può avvalersi di una certa copertura momentanea in fatto di denaro, che permette di concretizzare questa decisione anche se non si ha un’immediata occupazione di riserva.

Secondo la legge in vigore 2022/2023, qualunque sia la modalità di licenziamento o la durata del suo rapporto di lavoro, il dipendente ha diritto al TFR (trattamento di fine rapporto), maturato durante il periodo di lavoro. C’è anche da dire che Il lavoratore che si licenzia di propria iniziativa, non ha diritto alla disoccupazione NASpI, perché questa indennità spetta a coloro che perdono il lavoro per causa involontaria, ossia se si viene licenziati. Oltre a questo requisito, è necessario aver maturato almeno 13 settimane di contributi negli ultimi 2 anni e sono stati svolti almeno 30 giorni di lavoro effettivo nell’ultimo anno. Nonostante questa sia la regola standard, esistono alcuni casi in cui il dipendente che si licenzia, ha diritto alla NASpI. Partiamo dunque da qui.

In quale casi posso avere la NASpI se mi sono licenziato/a

Per legge, l’indennità di disoccupazione NASpI, spetta a coloro che sono stati licenziati e quindi perdono il lavoro non per loro scelta. Chi si licenzia dal proprio posto di lavoro, non ha diritto all’assegno di disoccupazione a meno che dimostri di aver lasciato il lavoro per giusta causa. Parliamo di casi in cui determinati eventi non permettono l’esecuzione del rapporto lavorativo, costringendo il lavoratore a licenziarsi. Nel dettaglio rientrano i casi in cui:

  • sono state subite molestie sessuali nel luogo di lavoro;
  • non c’è stato il pagamento dello stipendio;
  • situazioni di mobbing, tali da compromettere lo stato psico-fisico del lavoratore a causa di comportamenti vessatori da parte di colleghi o datori di lavoro;
  • regressione e peggioramento delle mansioni lavorative;
  • modifiche delle condizioni di lavoro a causa di cessione dell’azienda
  • atteggiamenti di vessazione gerarchica da parte di un superiore;
  • spostamento di sede lavorativa senza giusta causa (tecnica, organizzativa o amministrativa);

Se mi licenzio ho diritto al TFR e alle ferie e permessi non goduti?

Quando un dipendente, sia pubblico che privato, perde il lavoro, indipendentemente da quale delle due parti proviene tale decisione, prevede sempre il diritto a percepire il Trattamento di fine rapporto.

Quali indennità spettano al dipendente che si licenzia: NASpi, TFR
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Tale somma infatti, è la somma che il datore di lavoro mette da parte per ogni dipendente. Il calcolo del TFR avviene in questo modo: “sommando, per ogni anno lavorativo, una quota pari o comunque non superiore alla RAL divisa per il coefficiente 13.5. Al risultato ottenuto va sottratto lo 0.5% della retribuzione annua soggetta a contribuzione INPS”. Per fare uno esempio: Luigi, che viene assunto il 1° gennaio, ha uno stipendio lordo annuo di 25.000 euro. Il 31 dicembre dello stesso anno, il calcolo per l’accontentamento TFR sarà: 25.000: 13,5 = 1.851,85 euro.

Ovviamente al calcolo TFR, rientrano anche i permessi e le ferie non godute. La somma non ha limiti minimi e quindi spetta sia a chi ha maturato 1 o 30 anni di lavoro. La modalità di erogazione e la scadenza entro il quale va erogato, dipende dal tipo di lavoro.