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Riforma pensioni, il nuovo governo è al lavoro su Quota 41: cosa dice la ministra

Con quota 41 si cambia rotta sulle pensioni – finanzamoney.it (Foto Adobe Stock)

Riforma pensioni, la ministra Calderone annuncia: si potrebbe introdurre quota 41.

Con la nuova riforma si potrà andare in pensione con 41 anni di contributi. La discussione, però, verte su un punto fondamentale.

L’età pensionabile cambierà sensibilmente, e la ministra del lavoro Marina Calderone sta effettuando tutti i passaggi preliminari per compiere la riforma.
La ministra ha incontrato le parti sociali e ha reso noto che il governo Meloni sta definendo la misura.

L’opzione 41 è dunque l’ipotesi più probabile. La ministra stessa ha infatti definito detta riforma come punto di partenza. Adesso rimangono da determinare soltanto alcuni suoi aspetti cruciali.
In merito alle misure esistenti, la ministra ha confermato l’Ape sociale e l’opzione donna.
Con la quota 41, invece, si sta pensando di scongiurare definitivamente il ritorno alle vetuste regole della legge Fornero, che comporterebbero uno scalone inaccettabile sulle pensioni del 2023.

Quota 41: ecco in cosa consiste

Il meccanismo di quota 41 prevede la possibilità di andare in pensione col versamento di almeno 41 anni di contributi pensionistici.
Un ulteriore requisito sarà quello dell’età. Purtroppo non è stata ancora raggiunta un’intesa sull’età in cui permettere ai lavoratori d’andare in pensione, e non appena si riuscirà a definire quest’ultimo particolare, potrebbe essere varata la riforma.

Il funzionamento della misura

Quota 41 potrebbe prevedere l’anticipo pensionistico con 41 anni di contributi e un’età che andrebbe dai 61 ai 63 anni, di conseguenza le ipotesi al vaglio dei ministri sono sostanzialmente tre.

  1. Nel primo caso, avremmo l’età anagrafica di 61 anni e 41 anni di contributi, che determinano una quota 102 rivista.
    Quella attuale, infatti, prevede 64 anni anagrafici e 38 anni di contributi.
  2. La seconda opzione prevede i 41 anni di contributi affiancati a 62 anni d’età anagrafica.
  3. Come terza opzione, infine, si avrà bisogno di 63 anni anagrafici e 41 anni di contributi.

Al termine dell’intesa, si avranno notizie certe in merito al meccanismo di funzionamento. Quello che al momento si sta effettuando nel governo è la sostenibilità della misura rispetto alle risorse a disposizione nelle casse statali.
Il meccanismo comporta una conseguenza fondamentale, che bisogna calibrare con precisione.
Se scende l’età pensionabile, infatti, si alza la platea alla quale la misura si rivolge. Dunque, di riflesso, bisogna trovare un punto di equilibrio che permetta di erogare le pensioni rendendo la spesa sostenibile secondo il metodo contributivo.

La riforma delle pensioni si avvicina – finanzamoney.it (Foto di Rajesh Balouria da Pixabay)

Bisogna vedere se in questi ultimi due mesi dell’anno l’intesa sarà raggiunta, in ogni caso, l’impegno del governo Meloni sembra esserci tutto, e i segnali per una riforma certa e veloce sono positivi.