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Il mondo finirà presto, e si sapeva già cinquant’anni fa: calcolata la data

Gia negli anni ’70 si prevedeva una catastrofe imminente – finanzamoney.it (Foto Adobe Stock)

Erano gli anni ’70, e un super computer sapeva già quando sarebbe arrivata la nostra fine.

Fu creato da più di trenta scienziati, con a capo il fondatore di Olivetti e Fiat Aurelio Peccei, e le sue previsioni furono molto precise. Questo porta a chiedersi come mai non sia stato preso un provvedimento drastico per cambiare il sistema già cinquant’anni fa.

Gli esperti intorno alla guida di Peccei fondarono il club di Roma, che era composto da scienziati, economisti, umanisti e imprenditori, e serviva per provare a formulare ipotesi alquanto precise sul futuro dell’umanità.

La missione del Club di Roma

L’impegno del Club fu quello di analizzare fattori come la disponibilità delle risorse terrestri in relazione a inquinamento e tasso di natalità. Fu così che nel Club nacque l’idea della costruzione di un supercomputer, che venne davvero alla luce nel 1972. Il progetto non ha precedenti, e le risorse finanziarie provennero dal ministero delle infrastrutture terrestri.

Il Club di Roma raccolse poi tutte le sue conclusioni in un libro molto venduto dal titolo “Limits to growth”, meglio conosciuto come “Rapporto sui limiti dello sviluppo“. Si parla di 12 milioni di copie vendute, quello che nella letteratura Green è ancora un vero record.

Su “Scienza in rete” si legge che il supercomputer fosse in grado di prevedere, attraverso complicati algoritmi, tutte le conseguenze economiche e ambientali che riguardano la crescita incontrollata di produzione industriale e popolazione.

Le conseguenze dell’umano agire

Nel 1972 si ipotizzava già che nel 2020 le situazioni sul pianeta sarebbero state critiche.
L’inquinamento sarebbe diventato tanto grave da uccidere le persone, e questo avrebbe fatto diminuire la popolazione in modo tale da ridurla sotto il numero registrato nel 1900.

La vita come la conosciamo, secondo le previsioni, cesserà tra il 2040 e il 2050, e guidare auto pulite, insieme ai bassi tassi di natalità, non potrà contenere la deriva incontro alla quale stiamo andando.

Questi rimedi, secondo gli scienziati commissionati dal MIT, sarebbero stati inutili per garantire la sopravvivenza del mondo. Le nuove generazioni vivranno comunque senza acqua e cibo, l’aria sarà sempre più inquinata e le previsioni sono nefaste.

Royal Martin Rees, tra più illustri astrofisici, appoggia queste previsioni. La dipendenza dalla tecnologia, insieme ai cambiamenti climatici, incideranno negativamente sull’approvvigionamento delle risorse, e l’umanità sarà messa a dura prova.

Considerazioni finali

Tuttavia il 1972 si trova a cinquant’anni di distanza, e in questo periodo, oltre ad aver sviluppato tecnologie superiori, si è fatto fronte gradualmente all’inquinamento e all’utilizzo di risorse rinnovabili.

È per questo che chi scrive si dice comunque ottimista sul futuro, perché l’umanità potrebbe davvero farcela, appurato il rischio concreto che c’è per la sua esistenza.

Perciò, il consiglio che si vuole dare è quello di valutare bene le proprie azioni in riferimento all’inquinamento e al risparmio delle risorse.

I cambiamenti climatici, rispetto ai ragionamenti del Club di Roma, sembrano l’avveramento della profezia scientifica – finanzamoney.it (Foto di Gerd Altmann da Pixabay)

Perché magari il nostro operato sarà una goccia nell’oceano, ma se l’azione proviene da un oceano di persone, allora tutto questo potrà portarci alla salvezza e alla prosperità futura, contro ogni aspettativa.